«Amici, permettetemi di dirvi: cercate e rischiate, cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi, gemiti dolorosi». Così papa Francesco si è rivolto ai giovani universitari che ha incontrato presso la sede dell’Università Cattolica portoghese alla Gmg a Lisbona. Un appello accorato che ha fatto da filo conduttore ad un discorso intenso e articolato. Uno dei pochi che durante la Gmg il Papa ha letto integralmente dopo aver ascoltato le testimonianze di quattro universitari e il saluto della rettrice.
Attentissimi e profondamente coinvolti gli oltre 10.000 universitari presenti, tra cui anche 30 studenti dell’Università Cattolica che ho accompagnato e con cui ho condiviso molti momenti della Gmg. In quell’incontro, certamente non tra i principali rispetto al programma, il Santo Padre ha dato però indicazioni fondamentali per l’impegno dei giovani e per la costruzione del futuro che passa anche attraverso l’alta formazione professionale e la capacità delle nuove generazioni di essere protagoniste e di fare scelte coraggiose. Per questo occorre cambiare radicalmente la prospettiva perché «non siamo in un’agonia, bensì in un parto – ha detto loro il Papa -; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo». I giovani presenti, con cui poi mi sono confrontato, sono stati colpiti in particolare da una frase: «Abbiate perciò il coraggio di sostituire le paure coi sogni. Sostituite le paure coi sogni: non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!». Di questo incoraggiamento hanno bisogno i giovani di oggi, spesso smarriti nei loro labirinti interiori e impauriti da un contesto culturale caotico e privo di validi orientamenti.
«L’anziano Papa sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri – ha incalzato il Papa -. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti». E ha stilato un vero e proprio programma di laurea per diventare «maestri di umanità» e per dedicarsi con competenza «a una società più giusta, una società più inclusiva, cioè più progredita», contribuendo così a cambiare il corso della storia. Di questo programma fanno parte: l’economia di Francesco, a cui deve essere aggiunta la prospettiva di Chiara, cioè un’economia declinata anche al femminile; il patto educativo globale per un’educazione accogliente e inclusiva; la salvaguardia del Creato; lo sviluppo di una autentica fratellanza con processi di riconciliazione e di giustizia.
Il Papa li ha anche invitati ad un attento discernimento «perché in nome del progresso, si è fatto strada troppo regresso». Tutto questo però «non può essere fatto senza una conversione del cuore e un cambiamento della visione antropologica alla base dell’economia e della politica». I giovani hanno capito bene che non si tratta di fare qualche ritocco ai programmi universitari, ma di cambiare in profondità il senso degli studi e la logica di fondo della formazione. È una missione urgente e irrinunciabile a cui gli universitari e tutti i giovani sono chiamati. «Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali». E soprattutto all’interno degli atenei cattolici occorre rendere «la fede credibile attraverso le scelte. Perché, se la fede non genera stili di vita convincenti non fa lievitare la pasta del mondo». I giovani hanno risposto all’invito del Papa con grande entusiasmo! Ma noi adulti abbiamo lo stesso coraggio di «cercare e rischiare» con loro e per loro?
+ Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica
Avvenire, 1 ottobre 2023